Che l’industria dell’auto si sia buttata a capofitto in questa, come chiamarla !?, ‘avventura’ delle BEV (auto a batteria) è comprensibile anche se molto triste: hanno sperato di rinnovare tutto il parco macchine europeo con margini di profitto impensabili.
Quello che per me è inaccettabile è che a questo gioco si siano prestate testate automobilistiche da sempre schierate a difesa degli interessi degli automobilisti; come dimenticare le tante battaglie portate avanti da Quattroruote in questa direzione nei quasi settanta anni di pubblicazione, chi ha i capelli bianchi lo ricorderà.
Cito questa testata perché sicuramente è la più diffusa in Italia e perché, nel numero dello scorso luglio ha pubblicato un servizio, a firma del direttore Gian Luca Pellegrini, così intitolato: “Come ho imparato ad amare l’elettrico e non preoccuparmi”; vi confesso che, dopo averlo letto, solo il rivedere questo titolo mi procura grave irritazione.
Per giustificarla ai vostri occhi procedo per gradi:
Innanzitutto: vi sembra ‘Green’ percorrere 150 km al giorno in automobile per raggiungere il proprio ufficio e ritornare a casa? Considerare questa cosa normale è per me altamente diseducativo.
Secondo: l’assenza di problemi per la ricarica che può incontrare il Direttore di Quattroruote vi sembra possa essere traslata a qualsiasi ‘normale’ utente?
Terzo: vi sembra ‘Green’ utilizzare per il proprio pendolarismo a solo una KIA EV9? Un SUV a sette posti pesante oltre 2.600 kg dei quali 600 kg per la sola batteria (che un giorno sarà poi da smaltire) e da dieci mq in pianta?
Quarto ed ultimo: secondo voi per quanto tempo dovrebbe circolare questa auto, rifornendola esclusivamente con energia da fonti rinnovabili (e quindi pura utopia), per poter presentare un saldo ambientale positivo rispetto ad una delle vecchie e care utilitarie a gasolio?
Faccio un esempio vissuto personalmente: anni fa avevo una Smart cdi che, per essere costruita, aveva utilizzato circa settecento chili di materiale contro duemilaseicento, nessuna batteria tranne quella per far funzionare l’impianto elettrico, percorreva normalmente trenta chilometri con un litro di gasolio ed occupava in pianta quattro mq pur offrendo ad un umano da 1,87 m. una posizione al volante praticamente perfetta.
A me sembra una soluzione molto più ‘Green’ per un pendolare che viaggia da solo anche perché le gommine della Smart penso che emettano un cinquantesimo delle polveri sottili emesse dalle poderose ed inutili 285/45 R21 (gravate, si ricordi sempre, di 2.600 kg più guidatore da portare a spasso) del mostruoso cetaceo protagonista di questo delirio.
E invece oggi esso viene portato come esempio di rispetto ambientale mentre la piccola biposto è quasi fuori legge in quanto Diesel Euro 3; sinceramente non capisco se ci sono o ci fanno.
Ma comunque prima o poi dovranno tutti smetterla con questa che definisco la più colossale presa in giro ai danni degli automobilisti che mai sia stata tentata; e mi riferisco a politici, costruttori e, ahimé, come ho riportato anche giornalisti ma, fino a quel giorno, quante reputazioni saranno compromesse sull’altare di un obiettivo irrealizzabile?