La mia passione per questi blasonatissimi Marchi risale alla mia prima infanzia: fui folgorato un giorno del 1964 quando, in vacanza sulla Riviera Ligure con i miei genitori, ci recammo in gita a Portofino.

Appena svoltati sul piazzale che, allora, fungeva da parcheggio con la nostra Opel Rekord ci trovammo davanti ad una Rolls-Royce Silver Cloud III carrozzata decapottabile da H.J. Mulliner grigia metallizzata

dalla quale scesero l’attore inglese Rex Harrison (già famosissimo per la sua interpretazione nel film My Fair Lady accanto alla indimenticabile Haudry Hepburn) e la sua compagna Key Kendall.

E, per la verità, nei miei ricordi tale auto era nera ma oggi non ho trovato traccia di questa circostanza che, quindi, può essere uno scherzo della mia memoria.

In ogni caso io, già un po’ condizionato verso la ‘britishness’ da mio padre, rimasi talmente affascinato da questa apoteosi della stessa da ricordarmene ancora oggi in modo vivissimo dopo sessanta anni.

Trovandomi poi a Londra nel 1966, dodicenne, trascorsi un’intera giornata a contare quante Rolls-Royce e Bentley riuscivo a vedere e ricordo furono più di cento: un numero strabiliante che però, lo confesso, fu aiutato da un ricevimento che si teneva a Buckingham Palace. Passeggiando nei suoi paraggi mi imbattei così in una sfilza infinita di esemplari i più vari parcheggiate con precisione millimetrica a lisca di pesce. Molte avevano l’autista seduto dentro ad attendere i Signori e quasi tutte, ricordo, avevano sul radiatore una statuetta diversa da quella d’origine che si riferiva, evidentemente, agli stemmi di famiglia.

L’adolescenza e la prima giovinezza trascorsero, automobilisticamente parlando, nella ricerca di qualsiasi occasione per vedere da vicino queste auto, allora rarissime dalle nostre parti, e di acquisire qualsiasi pubblicazione a loro inerente; una circostanza che contribuì enormemente ad insegnarmi quel poco di inglese che conosco in quanto molto spesso scritte in quella lingua.

Nel 1975, ventunenne, trascorsi il primo Natale insieme con la mia fidanzata, attuale moglie, che ancora non conosceva i miei gusti e mi chiese, quindi, cosa avrei desiderato in dono. Purtroppo per lei era appena uscito uno dei rarissimi libri a tema RR scritto in italiano; quando espressi il desiderio di riceverlo, mi guardò in un modo così strano che, per un attimo, temetti di perderla. Alla fine me lo regalò, non prima però di dirmi con un sorriso che secondo lei ero matto; comunico che è ancora uno dei miei preferiti (vista anche la dedica…)

Con un avanti veloce lungo ventidue anni arrivo ora al 1997 quando in un settimanale locale di annunci lessi che, nella Concessionaria BMW di Ferrara, il Capoluogo del Comune dove vivo, vi era in vendita una “Roll Royce Silu Shado” (sic) del 1974.

Colpito da questo strafalcione mi dissi: “questi che la chiamano così è facile che ce l’abbiano sul groppone” e così decisi di andarla a vedere; trovai una macchina italiana venduta a Milano da nuova, un poco vissuta ma ancora molto sana, di colore ‘Carribean Blu’

con pelle e moquette in tinta ‘Tan’ (beige) La carta di circolazione mi rivelò poi alcune ulteriori cose: la prima di essere lei la responsabile di quel fantasioso annuncio posto dal personale della Concessionaria in quanto il campo ‘Fabbrica e Tipo’ riportava quella stramba dicitura partorita molto facilmente dalla penna di un ineffabile impiegato della Motorizzazione italiana. Solo uno di loro infatti poteva scrivere ‘Roll’ invece di ‘Rolls’ e ‘Silu Shado’ invece di ‘Silver Shadow’.

Targata Asti, l’auto si rivelò essere stata dal 1986 di proprietà di un noto produttore di vini di quel territorio ma poi scoprii la ‘chicca’: prima ancora era stata a lungo del sig. Adelmo Fornaciari nato a Scandiano (RE) e residente in provincia di Massa Carrara.

Ovviamente sto parlando di Zucchero: un personaggio la cui fama non può che aumentare il valore degli oggetti da lui posseduti.

Tornato a casa con un cerchio alla testa, dissi timidamente a mia moglie (quella del libro di Natale) che avevo una mezza intenzione di comperarla convinto che mi venisse contrapposta la consueta levata di scudi muliebre che credo molti ‘colleghi’ appassionati conoscano bene.

Invece mi disse: “beh; prendila: adesso o mai più” o qualcosa di simile, non ricordo bene perché mi ronzavano le orecchie; il prezzo richiesto era effettivamente allettante: venti milioni di Lire (avevo visto giusto, fremevano per liberarsene).

Il giorno dopo andai a prenderla; mi dissero: sia ben chiaro che, glie la diamo a questo prezzo ma non accetteremo nessuna lamentela, controlli tutto quello che vuole adesso ma poi chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto.

Che controlli avrei mai potuto fare!? Ero in stato pre confusionale (il mio sogno automobilistico si stava avverando): mi sedetti al volante, feci un giro del piazzale e la portai a casa.

E’ stato l’inizio di un’avventura in questo mondo, che a molti può apparire fuori portata ma che invece non lo è, che dura tutt’oggi attraverso vari modelli posseduti.

In questa sezione desidero raccontarvi questo periodo fatto di tante luci e pochissime ombre sperando di invogliare qualcuno, ancora frenato dalla mitologia che circonda queste vetture, a rompere gli indugi.

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