Storicità e ‘bollo’: due cose diverse.

Vittorio Falzoni GalleraniAuto storiche2 Comments

Storicità di un veicolo

Mi preme scrivere due parole per tentare di definire una questione che, incredibilmente, non è ancora del tutto chiara agli appassionati; e questo anche ‘grazie’ all’opera di disorientamento prestata, non si sa quanto disinteressatamente, dagli uffici dell’A.C.I.

Cerco, quindi, di porre alcuni paletti:

Lo ‘status’ di ‘veicolo di interesse storico e collezionistico’ è oggi sancito dal Certificato di Rilevanza Storica e Collezionistica, documento istituito dal D.M. 17/12/2009.

Tale decreto delega gli stessi soggetti abilitati al rilascio dell’Attestato di Storicità (e cioè: A.S.I.; Registro Fiat Italiano; Registro Italiano Alfa Romeo; Registro Storico Lancia e, limitatamente ai motocicli, F.M.I.) l’emissione di detto documento.

Per ottenerlo il veicolo deve compiere i venti anni dall’anno della sua costruzione nell’anno solare in cui se ne fa richiesta (ex L.342/2000): dal momento dell’ottenimento il veicolo è da considerarsi ‘storico’ e ‘d’epoca’ come meglio si crede a tutti gli effetti; la stessa vetustà è richiesta per il rilascio del Certificato di Identità, la cosiddetta ‘Targa Oro’.

E questo, indipendentemente da ciò che la regione nella quale si risiede ha deciso riguardo la sua possibilità di usufruire del pagamento della tassa di circolazione ridotta: quella che, nella maggior parte d’Italia, è riservata esclusivamente ai veicoli ultra trentennali a prescindere dal possesso del CRS.

Le Regioni che lo consentono sono: Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Basilicata; e su questo, si badi bene, non ci piove ed a nulla valgono le grida del Governo: sulle imposte regionali, infatti, decidono le regioni (ed è perfino ovvio).

Quindi, riassumendo: un conto è la ‘storicità’, che è dei venti anni in tutta Italia checché ne dica l’A.C.I attraverso i suoi uffici periferici; un altro è l’esenzione dalla tassa di circolazione diversa da regione a regione.

In ogni caso la Finanziaria 2015 ha fatto danni anche nelle regioni ‘virtuose’, in quanto le facilitazioni relative alla IPT (Imposta Provinciale di Trascrizione) non sono state ripristinate; in maniera, peraltro, coerente visto che è logico che la regione non possa abolire un’imposta di pertinenza provinciale.

Ecco perché, oggi, comprarsi una magnifica Jaguar XJ 12, per esempio, con venticinque anni di vita potrebbe costare di più di passaggio di proprietà che di acquisto.

2 Comments on “Storicità e ‘bollo’: due cose diverse.”

  1. Salve.
    Scusi la domanda ma, quindi, per l’IPT ridotta grazie ad auto con certificato ASI, la provincia di Treviso dovrebbe applicarla, oppure no?
    Se parliamo di regioni virtuose, come sembrerebbe ora il Veneto ( non altrettanto tempo fa…), ci vorrei capire meglio sul fattore provincie.
    Da un rivenditore di auto da collezione ventennali, però della provincia di Vicenza, mi è stato detto che l’IPT ridotta è ancora in esecuzione pienamente attuale.
    Informazione datagli dall’Aci a cui si rivolge.
    Sinceramente la cosa crea molta confusione e, l’idea di dare soldi gratis alla provincia piuttosto che investirli sull’auto, mi scoccia non poco.

  2. Buonasera

    A me risulta che l’IPT deve essere corrisposta per intero in caso di veicoli
    tra i venti ed i trenta anni anche in presenza delle certificazioni ASI;
    questo in tutte le provincie dell’Emilia Romagna dove risiedo.

    Mi consta che per il Veneto sia la stessa cosa anche se parlare di certezze
    in questo campo è quantomeno azzardato. Il consiglio è di consultarsi con
    l’agenzia di consulenza automobilistica più accreditata della Sua città (non
    ACI).

    Mi faccia sapere.

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