Eppur si muove – CONSIGLI PER L’ACQUISTO, l’utilitaria

Vittorio Falzoni GalleraniAuto storiche, eppur si muove, Vivere con le storicheLeave a Comment

A mio avviso l’uso costante di un’auto ultra ventennale può soddisfare due esigenze, per certi versi, contrapposte; è da notare, innanzitutto, che ho parlato di ‘ultra ventennale’ e non ‘storica’ (anche se i concetti, a volte, coincidono: chi potrebbe sostenere che la Panda I serie non sia storica !?) né, tantomeno e per intuibili motivi, di ‘interesse collezionistico’: questo perché, in entrambi gli usi che illustrerò, è bene non impiegare macchine il cui progressivo deterioramento o, peggio, la possibile perdita sia da considerare un danno per la storia dell’automobile ancor prima che per il patrimonio del proprietario.

Il primo uso è quello che faccio personalmente: la seconda macchina per i piccoli spostamenti troppo lunghi per la bicicletta (mezzo di locomozione da consigliare ovunque possibile); intuibile, in questo caso, la necessità che essa sia piuttosto economica nei consumi e che non presenti soverchie difficoltà nel reperimento dei ricambi. Importante risvolto della sua vetustà dovrà, in questo caso, essere anche la semplicità costruttiva, impagabile alleata nella limitazione delle noie e della possibilità di metterci le mani personalmente per tante piccole manutenzioni: un’altro dei piaceri connessi alla passione per l’automobile.

Alcuni modelli che mi vengono in mente, in ordine alfabetico, sono la Austin Metro, le Citroën AX e Visa; le Fiat Uno I serie, Ritmo II serie e Regata Week End (oltre alla Tipo, ovviamente); le Ford Escort e Taunus (sopra tutto nelle versioni SW); le Opel Kadett e Corsa; le Peugeot 304, 205 e 306; le Renault 14, Clio e Twingo; le varie Volkswagen Golf; la Volvo 480. Naturalmente le altre scelte possibili sono numerosissime: non ne ho elencate in maggior numero per non annoiare ed anche perché è tra queste che sceglierei la mia se non avessi già la mia fidata Fiat Tipo.

Qualunque scelta facciate, però, alcune caratteristiche la vostra compagna dovrà averle: cinture di sicurezza a tre punti con attacchi nella posizione corretta e con avvolgitore, appoggiatesta almeno sui sedili anteriori, doppio specchio retrovisore esterno, alternatore per la ricarica della batteria, efficace impianto di sbrinamento dei cristalli; anche il servosterzo può essere il benvenuto, se si pensa ad un uso prevalentemente urbano, ma mi sembra meno indispensabile anche perché quest’ultimo uso viene spesso limitato dalle ordinanze comunali ‘anti inquinamento’ (io le chiamerei, piuttosto,’ pro rottamazione’). Situazione aggirabile solo con il montaggio di un impianto a GPL o metano; e a questo proposito mi viene offerto il destro per consigliarvi un’auto con alimentazione a carburatore: molto più economica da convertire.

Come si può notare dal brevissimo elenco più sopra riportato vi possono essere vetture atte allo scopo fin dagli anni ’70 del secolo scorso ma, ovviamente, il loro numero aumenta mano a mano che ci si avvicina agli anni ’90. Purtroppo solo pochi connazionali potranno avere le facilitazioni fiscali destinate alle ultra ventennali certificate e quindi è chiaro che oggi, per quasi tutti gli italiani, l’ambito temporale in cui scegliere è opportuno si fermi al 1987.

Per quanto riguarda, invece, la importantissima dotazione minima di sicurezza, qualora non fosse presente non è il caso di abbandonare il progetto se la macchina sulla quale avete messo gli occhi vi piace molto; per adeguarla si può dare sfogo alla fantasia operando trapianti che, alle volte, danno vita a soluzioni molto piacevoli oltre che personalissime per le quali, se qualcono si trovasse in difficoltà sono sempre disponibile a dare suggerimenti; cito, per esempio, quanto da me fatto sulla mia Renault R4 di qualche tempo fa che, essendo del 1980, non prevedeva gli appoggiatesta, indispensabili per minimizzare gli effetti del colpo di frusta: il trauma che può portare agli strascichi più gravi in assoluto. Mi sono rivolto in demolizione dove era appena stata conferita una ancor bella Clio prima serie con i suoi bei sediloni in velluto grigio e, per ottanta Euro, me li sono portati a casa; il processo di adattamento alla R4 non è stato semplicissimo ed ho dovuto rinunciare alla regolazione longitudinale ma, miracolo, la posizione raggiunta, rispetto a volante e pedaliera, sembrava fatta apposta per i miei 187 cm di altezza e, inoltre, la maggiore altezza del piano di seduta ha portato il nastro della cintura di sicurezza ad allontanarsi dal mio collo: un difetto riconosciuto della Renault R4.

Insomma: pare proprio che San Cristoforo, certamente poco incline anche Lui a buttare via la roba vecchia, vigili attentamente sulle nostre povere teste di appassionati delle vecchie auto.

 

  

 

 

 

 

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